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Una volta si chiamava Sistema. Ora si chiama globalizzazione. Cambiano le parole, ma in fondo il "nemico" è lo stesso. È questo l'assunto da cui parte questo studio sul linguaggio della protesta. "Il paradosso - dopo circa trent'anni di silenzio o di cauti distinguo tattici e teorici - è che siamo tornati a percepire il mondo negli stessi termini definitivi e assoluti del passato". L'autore si serve di figure o movimenti per lui paradigmatici: Bettelheim, Marcuse, Goodman, Pasolini, Barthes, i Situazionisti , perché "in tutte queste imprese critiche radicali il benessere e la democrazia, la società dei consumi e l'opulenza vengono denunciati come terreno delle apparenze, dell'inganno e dell'ideologia".